Questo è il quinto appuntamento con questa rubrica che era da un po' che non pubblicavo. Il libro di oggi, di cui trascriverò le parole che più mi hanno emozionata e colpita è ONISLAYER di Barbara Schaer.
ASAMI E JIN, LEGATI DA UN
AMORE CAPACE DI SUPERARE
OGNI TEMPESTA.
Il volto pallido e confuso di Asami gli si era condensato nella mente. Così, all'improvviso. Come una lacerazione dell'anima, uno strappo fra passato e presente, un taglio mai rimarginato.
Perché, sì, Asami si era presa il suo cuore, ma nessun'altra doveva azzardarsi a riportarlo al suo posto. Mai.
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Proprio come pensava. L'amore non aveva ragioni valide per esistere, accadeva e basta. Anzi, nel suo caso sarebbe stato in grado di elencare tutti i motivi per cui non avrebbe dovuto amarla, e la lista non si sarebbe fermata tanto velocemente, eppure non sarebbe cambiato niente. Quegli stessi motivi che avrebbero scoraggiato chiunque probabilmente erano gli stessi che lo spingevano a continuare a desiderarla.
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Illudersi era un'altra delle scocciature che andavano di pari passo con l'amore. Bella fregatura.
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In qualche modo assomigliava ad Asami e notarlo gli diede la nausea, perché le mille piccole differenze che era in grado di cogliere gli affondavano nel petto come altrettante lame affilate.
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Nonostante l'inattività forzata aveva ancora il fisico di un guerriero e i suoi occhi solitamente spenti brillavano per la determinazione.
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I capelli le erano scivolati lungo la spalla , creandole un soffice velo nero attorno al viso e il tatuaggio le
lambiva il collo agitando le sue spire quasi volesse divorarlo.
Jin pensò allo ying e lo yang, a quel poco di male che c'è dentro al bene e e a quella goccia di bene conservata dentro al male, e non riuscì a decidere quale parte gli piacesse di più.
Alex non avrebbe mai immaginato che il sapore del rimpianto sapesse di ketchup, senape e sottaceti. Eppure il primo morso all'hot dog le procurò proprio quella sensazione.
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Nonostante tutto era ancora lì, nel punto esatto in cui doveva trovarsi, Nonostante tutto c'era ancora chi considerava quell'organo così perfettamente utile e perfettamente concepito qualcosa di più che un muscolo in grado di pompare sangue nelle vene.
Una nostalgia acutissima la trafisse lasciandola stordita e le aprì un varco direttamente nel cuore da cui fluirono veloci come lampi un cocente rimpianto e un rimorso velenoso che la fecero crollare.
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"Fidati di me". Era una supplica, era una promessa, era il porto sicuro di cui aveva sempre avuto bisogno.
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Quegli occhi verdi avevano il potere di bucarle l'anima.
Prima che me ne vada, sappi che ti amo. Non so se te l'ho già detto, ma ti amo. Tanto. Troppo. E se mi chiedi di uscire da quella porta io lo farò e non mi vedrai più, ma non ti potrò mai dimenticare e non potrò mai amare un'altra come amo te. Affetto, forse. Intimità. Ma non amore. E se vuoi sapere perché provo quello che provo non so risponderti, non ho motivi che ti possano convincere che quello che ti dico è vero. Ti amo e basta, come se fosse una cosa naturale, come bere, come mangiare, e non posso farci niente. Potrei dirti che mi completi, che senza di te mi manca qualcosa, ma non renderebbe l'idea. Ti amo perché devo, perché non ho alternative, non ne ho mai avute, e senza di te mi manca tutto. Mi manca la mia vita, perché la mia vita sei tu.
Avrebbe tanto voluto fare parte di quella schiera di persone inconsapevoli, avrebbe voluto sedersi a uno di quei tavoli apparecchiati o sprofondare in uno di quei divani. Ma ciascuno di loro, di quei volti sconosciuti che in quel momento invidiava, si portava dietro la sua piccola fetta di dolore. Ognuno di loro aveva battaglie da combattere e ostacoli da superare.
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